Prendiamo Re Lear, per esempio: la trama non vuole metterci in guardia dall’ostinazione del protagonista, da essa impariamo semplicemente a immergerci nella condizione umana, diventiamo tutt’uno con i protagonisti perché essi sono vivi, simili a noi. La letteratura infatti non è una galleria di personaggi immacolati, ma un’eterogenea collezione di reietti e di peccatrici, di dottor Faustus e di Madame Bovary, di Falstaff e Mrs Bloom, figure tragiche perché piene di difetti, e i difetti sono i nostri. Gli esseri umani sono in grado di immedesimarsi nell’intimità di altri esseri umani: ecco qual è la facoltà che non può essere meccanizzata, neppure in linea di principio.